mercoledì 26 giugno 2013

Con la promozione ESTATE30   il 30% di sconto! 

Solo allo store www.youcanprint.it  potete acquistare "L'Ottavo Cancello" verità scomode di un medico pianista, con il 30% di sconto sul prezzo di copertina. Basta inserire durante l'acquisto il codice ESTATE30 nell'apposita casella. 
Importante: la promozione è valida per gli ordini inviati dal 26 Giugno al 14 Luglio 2013. La promozione non è valida per ordini già confermati, fatturati o in corso.


Salvatore Caminiti

venerdì 21 giugno 2013

Omaggio a Franca Rame, Auditorium di Maccagno, 16 giugno 2013

Grande successo di pubblico domenica 16 giugno all'Auditorium di Maccagno per "Omaggio a Franca Rame. Io non sono una moderata!", biografia-tributo alla memoria dell’attrice milanese scomparsa il 29 maggio, con l'attore e scrittore Davide Rota (nipote del marito della Rame, il Premio Nobel Dario Fo) e le attrici Marina De Juli e Valeria Ferrario.

Valeria Ferrario

La serata è stata resa possibile dai Comuni di Maccagno e Luino con la collaborazione della Banca del tempo e degli Amici del Piccio. 
Nel corso dello spettacolo emerge con efficace progressione, fino a diventare toccante, l'aspetto umano e dell'impegno sociale di Franca Rame, prima ancora di quello ideologico. Non mancano piacevoli aneddoti e citazioni, in un mix ben equilibrato di parti. 

 Marina De Juli

Davide Rota

Alla luce di quanto emerso da questa rappresentazione teatrale, mi sono permesso di accostare Franca Rame e Salvatore Caminiti: due vite e due storie diverse, ma accomunate da un profondo senso di umiltà e dedizione al prossimo, l'apparente paradosso della più intransigente laicità che conduce a un percorso di santità. In definitiva anche l'essere umano più scettico e laico avverte un senso di sacralità della propria intima essenza e talvolta  intraprende, senza rendersene conto,  un cammino di ascesi per raggiungerla tramite l'impegno nel sociale.

Il breve video che segue è un inedito sui funerali di Franca Rame, piccolo personale omaggio a una grande artista e una grande donna.


martedì 11 giugno 2013

Salvatore Caminiti racconta del boss Luciano Liggio in carcere a san Vittore

 
Con il post odierno desidero mettere in risalto le doti di umanità e al contempo di rigore morale che hanno contraddistinto la carriera di Salvatore Caminiti in qualità di medico responsabile del reparto medicina nel carcere di san Vittore, a Milano.
Molto interessante e con un tocco di humor, è il quadro descrittivo che riesce a delineare, dopo appassionati studi, delle personalità di personaggi responsabili di crimini efferati, nella fattispecie, nei passi che seguono, del famoso boss della mafia Luciano Liggio. I brani scelti sono  tratti da "L'Ottavo Cancello".

"...alla fine, nel prendere talune decisioni, conta molto il fattore ‘simpatia’. Non ne abbiamo ancora parlato. Ho incontrato persone simpatiche o antipatiche. Per esempio ebbi modo di conoscere un uomo che trovavo affabile. Solo successivamente seppi che si trattava del boss mafioso Luciano Liggio. Zamparelli, che fu questore a Napoli e capo della Squadra Mobile di Milano negli anni ‘50, famoso per avere fatto arrestare i componenti della banda di via Osoppo, mi rivelò dell’esistenza di prove certe relative a ben 13 omicidi compiuti da Liggio, e di molti altri delitti di cui mancavano ancora riscontri definitivi. Io Liggio lo conobbi bene. Contrariamente a quanto si possa pensare, era una persona piacevole. Parlavo abitualmente con lui così come sto parlando con te. Cosa vuoi che ti dica, più o meno tutti abbiamo personalità sfaccettate.
Quindi puoi capire come ci sia anche un conflitto interiore nell’animo di un medico che opera dietro le sbarre. Io comunque ho curato chiunque ne avesse bisogno, che fosse cittadino libero o detenuto, ladro o mafioso, simpatico o meno...


...poi cominciarono ad arrivare personaggi come Luciano Leggio, il famoso capo della mafia,  che tutti chiamano Liggio, morto di infarto nel 1993, e a proposito del quale ti voglio raccontare  un episodio.
Noi dovevamo compilare il cosiddetto modello 99, un librone enorme, in cui il medico doveva riportare tutto ciò che accadeva quotidianamente. Veniva redatto completamente a mano. Un detenuto, chiamato ‘detenuto scrivano’ era incaricato della sua compilazione. Prima scriveva su di un foglio, facendo poi controllare al medico se ciò che era stato trascritto andava bene. A quel punto, ottenuto il benestare, il foglio veniva incollato sul modello 99. In tal modo tutto ciò che succedeva nel reparto risultava rigorosamente documentato.
Un giorno, arrivando in carcere, aprii il librone. Vidi al suo interno un foglio scritto a macchina e incollato e lessi:
‘Liggio Luciano non può essere presente all’udienza di domani in quanto affetto da ipotensione’. Firmato dottor Caminiti. 
Chiesi - E questo cos’è?-
mi rispose lo scrivano –dottore sono stato obbligato, sa qui dentro…-
Gli dissi –Vammi a cercare Liggio-
Lui lo chiamò, e Liggio si presentò con aria molto gioviale, esordendo
- Dottore carissimo! - E io, piuttosto alterato
- Venga qui. Cos’è questa storia?- gli chiesi.
 E lui, per nulla turbato, replicò
-Dottore sa, se mi fossi presentato…  veda, per me era meglio saltarlo questo processo, perché presto ne avrò un altro…- 
- Ma lei si rende conto che questa cosa che è stata scritta oltre ad essere un falso è una stupidaggine? – dissi - La diagnosi è completamente sbagliata, lei è un iperteso, quindi non poteva scrivere ‘ipotensione’- proseguii – inoltre se avesse usato un po’ più di intelligenza, senza ricorrere a questi sotterfugi… e mi avesse detto magari che era andato di corpo tutta la notte, affetto da diarrea e non da ipotensione, sarei stato obbligato a rilasciarle un certificato. -
Mi guardò, fingendosi quasi mortificato e disse –Dottore ha ragione, non mi permetterò mai più- poi, incassato il colpo, se ne andò. Qualche giorno dopo entrai nella sua cella per visitarlo e lo trovai con delle tavolette di legno tra le mani. Vidi che cercava di spezzarle, gli chiesi –Ma cosa fa?- E lui mi rispose
-Dottore un po’ di karatè, non si sa mai… in prigione…-
A proposito di Liggio ricordo un’altra storia. Un detenuto voleva un certificato che non gli spettava affatto, assolutamente fuori luogo. Io gli dissi di no, e lui mi rispose minaccioso -L’aspetto lì fuori!- indicandomi il corridoio. Dalla mia stanza, l’infermeria, dovevo percorrere un passaggio obbligato che portava a uno dei sette cancelli che separano il carcere dall’esterno. Probabilmente lo scrivano aveva avvertito Liggio di quelle intimidazioni.
Quando uscii, questi si dispose da un lato. Di fronte a lui uno dei suoi accoliti. Mi scortarono insieme fino all’uscita, mentre quello che mi aveva minacciato se ne stava quatto, quatto, in un angolino. Non me ne ero reso conto, ma Liggio mi aveva protetto.
Quando mi capitava di avvicinarlo mi era sempre difficile capire chi avessi di fronte e quanto potesse essere diverso da me. Con Liggio mi sentivo combattuto tra il considerarlo per quello che vedevo esteriormente di lui, ovvero una persona dall’aspetto modesto, ma intelligente, simpatica nel modo di porsi e di parlare, e quello che sapevo dei suoi barbari crimini.
Vi fu un periodo in cui il ‘boss’ rimase privo di un dente prima che venisse rimpiazzato da una protesi. Liggio, ritenendosi poco presentabile per il pertugio evidente creatosi nella sua bocca, si scusò con me per l’inconveniente. Ma io non ero interessato al lato estetico. Stranamente, chissà perché,  con la fantasia immaginai quell’apertura come un varco inaspettato per accedere ai suoi segreti e quindi  alla verità sui numerosi delitti efferati che aveva commesso..."
 
 Luciano Liggio

domenica 9 giugno 2013

"Questo è il mio feeling" di Salvatore Caminiti, play & download

"Questo è il mio feeling" è un brano tratto dalla colonna sonora del video di presentazione de "L'Ottavo Cancello". Introvabile, ora è anche scaricabile. Per info visitate il sito www.fabiopollachini.com
Link:






Copertina dell'album (2001)




 

sabato 8 giugno 2013

Il discorso di Napolitano sul sovraffollamento delle carceri: una questione irrisolta dal dopoguerra

Da "L'Ottavo Cancello" 
1946
"...ma, tornando a mio papà, ricordo che nel 1946 si scatenò una rivolta dei detenuti all’interno del carcere. Per tre giorni i rivoltosi rimasero rinchiusi con alcuni ostaggi, e vi furono dei morti.
In quei momenti concitati mio padre poté entrare nel penitenziario. I carcerati ribelli si fidavano solo di lui.
Mi raccontava che i reclusi erano esasperati dalle condizioni disumane in cui stavano ammassati in celle fatiscenti.
Grazie al suo impegno e al suo coraggio mio papà divenne in quei momenti cruenti l’unico canale di comunicazione con l’esterno.
Milano fu avvolta in un’atmosfera cupa. I tre giorni della rivolta dell’aprile 1946 vennero chiamati Pasqua di sangue.
Le richieste dei detenuti non furono accolte, prevalse la linea dura e le autorità decisero di intervenire con un blitz di esercito e polizia, talmente schiacciante da costringere i rivoltosi alla resa”.
Finisco di sorseggiare il caffè. Come immaginavo, il racconto si fa avvincente sin dalle prime battute. Non ero al corrente di quella sanguinosa rivolta. Quindi mi riprometto di effettuare ricerche in proposito. Da una verifica successiva all’incontro, riesco a reperire agevolmente su internet articoli, informazioni e un video di un vecchio cinegiornale dell’Istituto Luce sull'episodio. Lo visiono. Mi rendo subito conto della scandalosa manipolazione della notizia, volutamente falsata per nascondere il vero motivo della rivolta, ossia le disastrose condizioni in cui si trovava il carcere di San Vittore nei mesi successivi al secondo conflitto mondiale. Vi erano reclusi, letteralmente stipati, il triplo dei detenuti previsti, in una struttura invivibile, seriamente danneggiata dalla guerra finita da poco. Mi consola il fatto di essere riuscito a reperire un gran numero di articoli che rivelano con maggiore obiettività e veridicità i fatti accaduti, nonché la storia e la personalità dei principali personaggi coinvolti. Ignoravo inoltre che persino lo scrittore Bevilacqua avesse scritto un romanzo ispirato a quella sommossa.


Articolo di Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 11/11/2003


Peccato che in nessuna delle ricerche da me attuate compaia la figura di Caminiti-padre, che in realtà ebbe un ruolo importante di mediazione, al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue."




Da "L'Ottavo Cancello"
1981

L’Espresso del 4 ottobre 1981 riporta il “Diario” di Salvatore Caminiti nel quale viene descritta la situazione drammatica in cui versava il carcere di San Vittore 

Da "Il Sole 24 Ore" 
8/6/2013



Da "L'Ottavo Cancello" capitolo 2

"...rifletto su quanto mi ha riferito Salvatore circa le condizioni di San Vittore nel dopoguerra, e le confronto con quelle attuali delle carceri in Italia.
Dopo oltre mezzo secolo la situazione non sembra migliorata di molto. Nonostante siano trascorsi tanti anni, non si sono viste riforme strutturali e la situazione rimane altamente critica.

Sebbene continuino a sollevarsi proteste da più  parti, lo Stato sembra non dare eccessivo peso a quella che dovrebbe essere considerata una situazione di emergenza, che purtroppo si protrae da molto tempo. Sembra impossibile che in una nazione civile e democratica, per un colpevole immobilismo, permanga una palese violazione dei diritti fondamentali dell'uomo e del Diritto alla Salute (sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione), contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, di cui l’Italia è stata una delle prime firmatarie. "

Ogni ulteriore commento è superfluo

mercoledì 5 giugno 2013

"L'Ottavo Cancello" video completo condotto da Davide Rota

L'autore giornalista Davide Rota conduce e commenta "L'Ottavo Cancello" il video del libro, realizzato a Caldè, frazione di Castelveccana (VA).
Diversi brani della colonna sonora sono stati tratti dagli album "Questo è il mio feeling" e "La musica che ho dentro" di Salvatore Caminiti.

L'inizio di un lungo cammino


Sette sono i cancelli che separano i detenuti del carcere di San Vittore dalla libertà. Ma ne esiste un altro, invisibile, invalicabile: l’ottavo.
E’ il cancello del pregiudizio, dell’arroganza e del cinismo di una frangia dei poteri dello Stato. Si frappone a chi tenta di portare in quel mondo umanità e rispetto dei diritti basilari.  Ma la Verità Universale ne spezzerà i cardini.
 
Queste frasi costituiscono la quarta di copertina de "L'Ottavo Cancello".  E' un libro che parla di verità, ma non si tratta di un libro verità o un libro denuncia. Si tratta piuttosto di un testo che, partendo dalla singolare vicenda umana del dottor Salvatore Caminiti, medico del carcere di san Vittore a Milano tra gli anni '60 e '80 del secolo scorso,  vuole far riflettere su l'esistenza di una verità superiore e l'importanza di valori come l'umiltà, l'onestà intellettuale, la dedizione al prossimo. Tale verità non è celabile da alcuna forma di potere o qualsiasi tipo di disinformazione. Emerge e si manifesta nei modi più disparati. Sono convinto che tali manifestazioni avvengano sempre con un alone di sincronicità. E' una tesi che cerco di dimostrare nei vari capitoli del libro.
Con il post odierno intendo iniziare un percorso insieme a chi vorrà essere mio compagno di viaggio e interagire con me, alla ricerca di spunti di riflessione cercando tuttavia una strada propria di pensiero, lontana dai canali socio-politici convenzionali pericolosamente omologati, a mio avviso, verso una dannosa forma di neo retorica che non consente una effettiva crescita delle coscienze.